Desdemona=Femminicidio
Un emigrato di colore e di successo sposa una donna bianca di buona famiglia, ma nessuno crede che lei possa sinceramente amare un uomo di una razza diversa. Lui stesso si convince dell’infedeltà della sposa, perde la razionalità e, spinto dalla follia, la uccide brutalmente. Questo potrebbe essere un moderno riassunto della vicenda.
Otello, nella tradizione è il dramma della gelosia, anzi di più gelosie: quella di Iago verso Cassio (per la promozione) e Otello (sospettato di avere dormito con sua moglie), quella di Rodrigo verso Otello, perché ha sposato Desdemona, quella di Otello ma anche quella di Bianca, innamorata di Cassio... Insomma quasi tutti i personaggi sono in qualche modo toccati dalla gelosia.
Ma da che cosa è originata la gelosia al centro del dramma? In una interpretazione attuale, “Otello Il Moro di Venezia”, scritto da Shakespeare nel 1602, può essere considerata la storia di un doppio femminicidio generato dal razzismo e dal maschilismo. Infatti il colore della pelle di Otello, crea scandalo e minaccia la felicità del matrimonio: egli è visto come “un vecchio caprone”, “un diavolo”, “uno stallone berbero”, “seduttore e stregone”. Del suo aspetto fisico si rilevano i “labbroni” e “il petto fuligginoso”. Lo stesso Otello è conscio dell’handicap che deriva dalla sua razza perché, anche se sa di appartenere a una “famiglia reale”, chiama i veneziani “padroni” e non nasconde di essere stato venduto come schiavo in passato. Che un Generale di pelle scura, per quanto valoroso in guerra, sposi la figlia di un senatore veneziano è uno scandalo mal tollerato. Pertanto il moro è il primo a considerarsi inferiore e questa debolezza è usata da Iago per instillare in lui il seme della gelosia, “mostro dagli occhi verdi” su cui è incentrato il dramma.
Si può dire che il sentimento dì inferiorità di Otello sia il terreno su cui germoglia la gelosia instillata da Iago. Più avanti, (atto terzo, scena terza) Otello dice che il suo “nome è diventato sozzo e fuligginoso come la sua faccia”, il senso di degradazione per il colore della pelle conferma in Otello l’idea che Desdemona lo ami a causa di “un’ obliqua depravazione, contro natura” e che sia “qualcosa di cui vergognarsi” e che la porti a cercare “qualcuno della sua stessa razza (atto terzo, scena terza).
La società antiquata e paternalistica descritta da Shakespeare non risparmia né Desdemona né gli altri due personaggi femminili del dramma, Emilia e Bianca. Queste tre non solo sono in inferiorità numerica rispetto agli altri personaggi ma sono anche considerate oggetti e costantemente insultate e ingiuriate. Il matrimonio di Desdemona è descritto come il passaggio dal padre padrone al marito padrone, lei stessa si giudica debole e aspira soltanto alla fedeltà e all’obbedienza.
Come elemento tipico del femminicidio, ci sono la gelosia e la follia dell’assassino ma anche la totale consapevolezza della vittima, che non si ribella e subisce sia gli insulti che la violenza. Inoltre, le donne di questa opera, non sanno fare il gioco di squadra e proteggersi l’una con l’altra. Si sentono in competizione per ottenere il consenso dei maschi e non esitano a insultarsi a vicenda.
Soltanto alla fine, Emilia, sacrifica se stessa e il suo matrimonio per dimostrare l’innocenza di Desdemona. L’assassinio di Emilia è arbitrario è ingiusto: Iago uccide la moglie senza rimorsi, soltanto perché lo ha smascherato.
E questo è il vero epilogo del dramma scespiriano.